La basilica di S. Maria ha avuto un ruolo importante in molti eventi legati alla riscoperta del culto del beato randazzese Domenico Spadafora.

Domenico Spadafora discendeva da un’antica famiglia feudale, che diede al Regno di Sicilia tanti illustri personaggi. Insediatasi a Palermo e Messina, ebbe stretti legami con la città di Randazzo, dove aveva la cappella in S. Francesco d’Assisi e due palazzi; nel 1282, dopo il Vespro, Pietro e Damiano Spadafora furono tra i 5 senatori che governarono la città in nome di Pietro I d’Aragona; a Ruggero Spadafora, zio del Beato, si deve la fondazione dell’Ospedale dei Poveri nel 1470; Gian Michele Spadafora, figlio del fratello primogenito Giovannello, fu il committente della statua di S. Nicola, eseguita nel 1523 da Antonello Gagini per la chiesa omonima.

Domenico nacque a Randazzo, intorno al 1450, da Giovanni Spadafora, barone di Maletto e signore di Casale, Castello e Tonnara; presto fu inviato a Palermo, nel convento di S. Zita, per frequentarvi le scuole dei Frati Predicatori, qui studiò, fece il Noviziato e la Professione. I superiori nel 1477 lo mandarono a compiere gli studi a Perugina e poi a Padova. Qui Domenico conseguì nel 1479 il grado di Baccelliere in Sacra Teologia, quindi fu richiamato a Palermo, sempre a S. Zita, dove dispensava a quanti gli si accostavano consiglio, sostegno e conforto. Nel 1487, a Venezia, al Capitolo generale dei Domenicani per l’elezione del Maestro Generale dell’Ordine, tenne una disputa che riscosse tali consensi, da farlo eleggere tra i 12 nuovi Maestri in Sacra Teologia.

Trattenuto dapprima dal Vicario Generale Torriani, in qualità di socio, quando gli abitanti di Monte Cerignone, nel Montefeltro, gli fecero richiesta di mandare dei frati per fondare una chiesa e un convento, fu scelto Domenico. Egli avrebbe potuto far leva sulla sua posizione e sulla sua dottrina per ottenere cariche e privilegi, invece con spirito di umiltà ed obbedienza “si rinchiuse in un chiostro e si cinse di silenzio”.

Completata la chiesa di S. Maria delle Grazie, dal 1491 al 1498, si occupò della costruzione del convento e di creare la comunità dei frati: a Monte Cerignone, Domenico trascorse quasi 30 anni, dedicandosi alla carità e alla direzione spirituale delle anime, amato e riverito da tutti, considerato già un Santo. Nella primavera del 1521, sentendosi venire meno le forze, tentò invano di rimettere la carica. Il 21 dicembre, celebrata la Messa, riunì i frati, raccomandando l’osservanza delle regole, la bontà e lo zelo, si scusò  per eventuali torti arrecati, ed annunciò che sarebbe morto prima del tramonto. Indi, recatosi nella sua cella e ricevuti i sacramenti, rendeva l’anima a Dio.

I confratelli e la gente del posto continuarono a rendere omaggio alla sua tomba, situata nel presbiterio della chiesa. Nel 1545, alla traslazione, i resti furono trovati intatti. Nel 1652 il convento venne chiuso per ordine di Innocenzo X, e la chiesa passò sotto la giurisdizione della Parrocchia di S. Maria in Reclauso, dove l’urna con il corpo del beato Spadafora fu traslata nell’anno 1677. La venerazione attorno alla cappella del beato Domenico si è tramandata inalterata, rinvigorita da grazie e miracoli. Nel 4° centenario dalla morte, il 14 gennaio 1921, sotto il pontificato di Benedetto XV, il Servo di Dio Domenico Spadafora veniva elevato agli onori degli altari con il titolo di Beato.

Nel 2004 il parroco di Montecerignone, don Kryzstof Bialowas, nell’intento di riprendere il processo per la santificazione, venne a Randazzo a conoscere i luoghi del beato Spadafora e riannodare i rapporti tra le due comunità, incontrandosi con clero ed autorità. Seguirono gli incontri istituzionali, il gemellaggio tra le città di Randazzo e Montecerignone, una visita di pellegrini cerignonesi a Randazzo. Su richiesta di don Bialowas fu realizzato, per il Santuario, un altare con la pietra lavica dell’Etna, e infine quell’anno, per la festa del beato, la seconda domenica di settembre, Mons. Vincenzo Mancini si recò a Montecerignone assieme a 50 pellegrini ed autorità randazzesi.

Il 20 ottobre dello stesso anno i sindaci di Randazzo e Montecerignone, con altre personalità saranno ricevuti a Roma da sua Santità Giovanni Paolo II.  

Il 13 febbraio 2005 don Cristoforo Bialowas offre alla città di Randazzo una reliquia del Beato. Dopo un incontro nel Palazzo di Città, la consegna del reliquiario ha luogo nel corso di una solenne concelebrazione eucaristica nella basilica di S. Maria, officiata dall’Arciprete Mancini, dallo stesso don Bialowas, dal clero randazzese, alla presenza di autorità religiose, civili e militari.

Dopo la festa del 10 settembre 2006 a Montecerignone, nel corso della quale si è aperto ufficialmente il processo diocesano di canonizzazione del beato Domenico Spadafora, Randazzo gli dedica una cerimonia il 3 ottobre, giorno in cui l’Ordine dei Predicatori ne fa memoria, con una concelebrazione nella Basilica di S. Maria: presiede P. Vincenzo Nuara, priore del convento di. S. Domenico in Catania, presenziano, coi rispettivi gonfaloni, sindaci e parroci dei centri legati alla famiglia Spadafora: Randazzo, Maletto, Spadafora (ME), Venetico Superiore (ME). Presente anche P. Giovanni Calcara O.P., e la prof.ssa Carmen Salvo, dell’Università di Catania, presidente della commissione storica nel processo per la santificazione. Nel 2007 la manifestazione si svolgerà con modalità simili a Venetico Superiore (ME), e nel 2008 a Maletto.

Il 14 settembre 2008, sempre durante la festa, a Montecerignone si chiude il processo diocesano. Gli atti saranno consegnati il 14 gennaio 2009 a Roma alla Congregazione dei Santi, che dovrà decidere in merito alla canonizzazione.

a cura di Maristella Dilettoso